Capitolo 3 – Il Patto Cosmico: inizia la mia missione astrale

 


di Fulvio


Capitolo 3 – Il Patto Cosmico: inizia la mia missione astrale

Nonostante all'esterno la mia vita potesse apparire simile a quella di tanti altri coetanei, con la scuola, gli amici, la musica e le passioni, dentro di me si apriva un universo ben più vasto. Una dimensione parallela e profonda, dove lo Spirito parlava e agiva, e dove io camminavo con piedi d'anima su sentieri che pochi avrebbero compreso. La mia vita spirituale si svolgeva come una sinfonia nascosta, guidata da una Presenza luminosa e potente: il mio Spirito Guida. Era con lui che davvero vivevo.

All'età di dodici anni avvenne un'altra svolta decisiva. Fu allora che mi venne chiaramente delineato il compito cosmico della mia anima. Non era più solo una preparazione, un addestramento all'ascolto e alla percezione: era l'inizio della missione. Una sera, durante una delle nostre comunicazioni più profonde, la mia Guida mi parlò con voce chiara nella mia coscienza interiore:

"Ecco, Fulvio. Ti ho insegnato come concentrarti, come controllare la tua dimensione interiore, come acquisire la tua coscienza e la tua consapevolezza di anima. Ora sai di essere un essere multidimensionale. Hai imparato a vedere con occhi non terreni la realtà, ad avere una visione cosmica delle energie che ti circondano. Hai compreso come siano composte astralmente tutte le cose e le creature, non solo del mondo terreno, ma anche di quelli che incontreremo insieme. Ti ho insegnato a uscire fuori dal corpo, a mantenere la tua identità e la tua presenza al di là della materia."

In quel momento, il velo si sollevò del tutto: mi venne rivelato che il mio compito sarebbe stato quello di operare nei mondi astrali inferiori, in quelle dimensioni che vibrano su frequenze più basse rispetto a quella terrestre. Mondi reali, concreti, materiali nella loro specifica struttura energetica, ma che spesso erano afflitti da influenze oscure, da entità e forze astrali che bloccavano o deviavano il cammino evolutivo delle anime incarnate lì.

"Dovrai viaggiare, Fulvio," continuò la Guida, "in questi mondi. Entrerai in contatto con le energie e con le creature che li abitano. A volte saranno popolazioni intere, altre volte luoghi, strutture, templi, pianure, città dimenticate dalla luce. E ci saranno entità che si sono annidate lì, parassiti del piano astrale, esseri che si nutrono della paura, dell'ignoranza, della rabbia o della sofferenza. Il tuo compito sarà quello di intervenire, di aiutare, di liberare."

Non era un compito simbolico. Mi fu detto chiaramente che ogni missione che avrei vissuto in astrale avrebbe avuto effetti concreti, tangibili, per quei mondi e anche per l'equilibrio più ampio del multiverso spirituale. La mia coscienza sarebbe stata uno strumento attivo, una fiamma di consapevolezza che penetra nell'ombra per riportarvi la luce.

"Ma ricordati sempre," concluse la Guida, "che nulla ti verrà imposto. La scelta è tua. Desideri davvero servire l'Universo in questo modo? Sei disposto a mettere la tua anima al servizio di questi mondi dimenticati, a viaggiare dove pochi possono o osano andare?"

La mia risposta fu immediata, chiara, proveniente dal centro stesso del mio essere:

"Sì, certo. Non vedo l'ora di essere strumento dell'Universo, parte viva del suo disegno. Sono pronto a fare parte della vita cosmica e astrale che mi circonda, perché è già la mia vita, è la mia verità, è ciò che sono."

Da quel momento in poi iniziarono le vere missioni. Le notti non furono mai più semplici sogni: divennero viaggi. Ogni uscita astrale si trasformava in un percorso in luoghi sempre diversi, ognuno con il proprio carico di energie, necessità e prove. E io imparavo. Imparavo dalle entità che incontravo, dai Maestri che vegliavano su quei mondi, dalle esperienze vissute al limite della percezione, e dalla forza invisibile ma costante della mia Guida.

Così, la mia esistenza si sdoppiava ancora una volta: di giorno vivevo la mia vita terrena, ma di notte (e talvolta anche nei momenti di meditazione profonda o estasi spirituale) io ero altrove. Lontano, eppure sempre più vicino a ciò che realmente sono: un essere eterno, cosciente, in missione tra i mondi.

                                                                                                    (Continua)

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