Manuale di Metafonia – Capitolo 2
Di Fulvio Schiavone & Silvia G.
Manuale di Metafonia – Capitolo 2
Credenze, superstizioni ed etica del contatto
La metafonia non è una strada obbligatoria. È importante chiarirlo subito.
Ognuno di noi ha un proprio cammino, e non tutti sono chiamati a esplorare il mondo spirituale attraverso la ricerca di voci e contatti con l’oltre. Ci sono persone che vivono serenamente e in modo pieno credendo soltanto nella materia, senza mai avvicinarsi a pratiche di questo tipo. Ogni scelta va rispettata. Nessun percorso è migliore o peggiore di un altro: è semplicemente quello che l’anima ha scelto per sé.
Chi si avvicina alla metafonia deve farlo con la consapevolezza che non si tratta di un gioco, né di uno strumento per attrarre attenzione. La nostra società è piena di chi cerca notorietà attraverso i social, le visualizzazioni, la curiosità morbosa. Ma la metafonia non è il luogo per cercare follower o sensazionalismo: è un campo che richiede rispetto, delicatezza ed etica.
Entrare in contatto con l’oltre significa entrare in una dimensione che non è nostra, così come chi si immerge in mare aperto per poter esplorare barriere coralline ovviamente rischia di incontrare pesci molto grandi e a volte squali pericolosi. Non si può agire senza rispetto o senza precauzioni. La metafonia va praticata con umiltà, consapevolezza e onestà interiore.
Un altro punto fondamentale è distinguere tra spiritualità autentica e superstizione. Spesso si cade nell’errore di credere che siano necessari amuleti, cornetti, talismani o altri oggetti per proteggersi o per rendere “più forti” i contatti. Non è così. E’ determinante per un buon contatto la nostra pulizia interiore, alzare le nostre vibrazioni al fine di rendere vita facile al contatto con le energie che vogliono comunicare con noi è di enorme importanza. Le entità trovano nel nostro equilibrio interiore e nella nostra centratura tutti gli elementi che ne facilitano il contatto. In sostanza se noi siamo ben disposti e viaggiamo su frequenze elevate la loro voce sarà più intensa e chiara e ci si predispone ad un collegamento con un certo tipo di entità. Per elevare questo nostro stato dobbiamo cercare di mantenere la sensazione e la percezione di assoluto e di essere parte unificata con l’oltre. Insomma dobbiamo sentirci un’unica energia con l’universo che ci circonda e in questa coscienza integrarci con loro, questo determina anche la riuscita del contatto con le voci. Le nostre guide spirituali – che possiamo chiamare angeli custodi, maestri o semplicemente presenze luminose – sono sempre al nostro fianco. Non servono eccessi né da una parte né dall’altra: non è necessario riempirsi di simboli e oggetti “magici”, così come non serve rifiutare in blocco tutto ciò che non appartiene alla materia. La giusta via è sempre l’equilibrio.
La superstizione può diventare un ostacolo, perché ci lega alla paura invece che alla fiducia. Invece di aprirci all’oltre, rischiamo di imprigionarci in schemi mentali che ci allontanano dalla vera esperienza spirituale. La metafonia non ha bisogno di paure, ma di centratura, calma e intenzione pura.
Per questo è importante ricordare che la pratica metafonica non è solo tecnica, microfoni e registratori: è un cammino che richiede maturità. Significa avvicinarsi con rispetto, senza esibizionismi, senza l’intento di stupire gli altri, ma con la volontà di crescere interiormente.
Chi cerca soltanto visibilità mediatica dovrebbe fermarsi un attimo e chiedersi: “Sto davvero entrando in contatto con l’oltre, o sto solo cercando di riempire un vuoto dentro di me attraverso gli occhi degli altri?”.
La metafonia non è un palcoscenico: è un varco sottile tra mondi.
Questo secondo capitolo vuole essere un monito e insieme un invito: custodire l’etica, distinguere la spiritualità dalla superstizione, coltivare la sincerità del cuore. Solo così si può camminare su questo sentiero senza perdersi.
Dopo aver compreso le basi interiori e spirituali di questo cammino, è necessario introdurre anche la parte più pratica: gli strumenti elettronici che ci accompagnano nell’esperienza metafonica.
Non serve possedere apparecchiature costose o professionali: l’essenziale è che gli strumenti siano affidabili e permettano di registrare con chiarezza ciò che si manifesta.
Il primo strumento da procurarsi è senza dubbio il registratore digitale.
Molti si chiedono se sia necessario investire grosse somme: la risposta è no. Qualsiasi registratore va bene, persino quelli economici che si trovano facilmente su Amazon o nei piccoli negozi di elettronica. C’è chi utilizza direttamente lo smartphone, con la semplice applicazione di registrazione vocale, e in effetti anche questo può funzionare.
Tuttavia, avere un registratore dedicato offre alcuni vantaggi:
garantisce un supporto esclusivamente destinato a questa pratica, permette di catalogare meglio le sessioni e spesso dispone di microfoni interni più sensibili rispetto a quelli di un telefono.
Personalmente utilizzo un Philips DVT 4110, ma questo è solo un esempio: ogni modello può rivelarsi adatto, purché semplice e pratico. L’importante non è il marchio o la qualità tecnica assoluta, ma la disponibilità interiore con cui lo strumento viene usato.
Il registratore, dunque, diventa il compagno silenzioso di questo viaggio: raccoglie le onde sonore e, in esse, la possibilità che una voce oltre il velo si manifesti.
Ed è proprio qui che possiamo introdurre quello che sarà il primo vero approccio alla pratica: la metafonia ambientale. Questo termine indica le registrazioni che avvengono lasciando che sia lo stesso ambiente a farsi “cassa di risonanza”. Non vi è bisogno di rumori artificiali, di radio o di altre fonti: si tratta di uno dei metodi più puri e immediati, in cui il silenzio stesso della stanza diventa il campo su cui può apparire una voce inattesa.
La metafonia ambientale non è fatta solo di tecnica, ma soprattutto di ascolto. Richiede calma, presenza interiore e rispetto, perché in quel momento ci si apre ad accogliere un messaggio che non appartiene al nostro mondo. È come fermarsi sulla riva di un lago immobile e attendere che, senza alcuna forzatura, l’acqua si increspi da sola. In questo senso, la metafonia ambientale rappresenta un ponte fragile e prezioso, dove il contatto avviene con naturalezza e senza artifici.
Nel prossimo capitolo entreremo nei dettagli su come avvicinarsi concretamente a questo metodo, ma già da ora possiamo intuire che si tratta di un’esperienza di grande semplicità e profondità: un invito a lasciare che sia l’invisibile a parlare, nel silenzio che si fa voce.

Bellissimo e verissimo 😍
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