La fisiologia dell’Anima: i chakra come porte di luce.


 

Di Fulvio Schiavone


La fisiologia dell’Anima: i chakra come porte di luce.


L’idea che i chakra non appartengano veramente al corpo umano ma all’anima apre scenari profondi e suggestivi sulla natura stessa della nostra esistenza. Se osserviamo bene, il corpo materiale ha una sua funzione biologica, fatta di organi, sistemi, meccanismi e leggi fisiche che ne regolano il funzionamento, ma non avrebbe motivo da solo di possedere dei centri energetici. È l’anima invece a portare con sé un ordine sottile che si manifesta anche attraverso il corpo fisico. I chakra, in questa prospettiva, non sono proprietà del corpo ma vere e proprie porte dell’anima, punti di convergenza energetica che permettono alla coscienza di interagire sia con il mondo spirituale che con quello terreno.

Questa visione trova conferma nell’esperienza medianica e nel contatto con le guide spirituali. Quando le guide intervengono con protocolli di guarigione o di ricarica energetica, le loro emanazioni non sono casuali ma emergono da centri ben precisi: le mani, la testa, il petto. Questo dimostra che anche loro possiedono una sorta di fisiologia sottile con punti di scambio e di convergenza energetica, simili a quelli che chiamiamo chakra. Non si tratta di un’imitazione del corpo umano, ma di una struttura archetipica che appartiene alla natura stessa dell’anima, un modello universale che si ripete in ogni entità cosciente.

Il corpo fisico dunque non crea i chakra, ma li riflette. Potremmo dire che i chakra che percepiamo nel corpo sono soltanto l’eco visibile, proiettata nel piano eterico e materiale, di centri che appartengono realmente all’anima. È per questo che, quando il corpo muore, i chakra continuano a esistere nell’entità spirituale, mantenendo la capacità di percepire, trasmettere e interagire con altre coscienze. Proprio attraverso questi centri, le anime comunicano tra loro, si riconoscono, scambiano vibrazioni e possono persino infondere energia di guarigione.

Viene allora naturale pensare che il sistema dei chakra non sia una costruzione simbolica nata da antiche tradizioni, ma un disegno energetico universale che appartiene alla fisiologia dell’anima. Esso non si limita a scandire i livelli di coscienza o di energia, ma rappresenta le interfacce con cui l’anima si manifesta, si distingue e si mette in relazione con gli altri piani dell’esistenza. È come se fossero antenne che permettono al principio vitale di dialogare col cosmo e con le altre anime.

Questa riflessione apre una porta ulteriore: se i chakra appartengono davvero all’anima, allora la nostra identità spirituale conserva una struttura e una fisiologia propria, indipendente dal corpo. Ciò significa che l’anima ha le sue leggi, i suoi organi sottili, le sue modalità di scambio energetico, e che il corpo non è altro che il luogo in cui queste dinamiche si riflettono temporaneamente per darci un’esperienza terrena. In fondo, potremmo dire che il corpo non fa altro che offrire una scena dove l’anima, con la sua fisiologia invisibile, si proietta e agisce.

Se accettiamo l’idea che l’anima possieda una fisiologia propria, allora possiamo provare a immaginarne i dettagli, non come se fosse un organismo fatto di carne e ossa, ma come una struttura vivente fatta di luce, energia e coscienza. I chakra ne sarebbero i nodi principali, i centri di condensazione del flusso vitale che attraversa l’essere spirituale. Non sono punti casuali, ma veri e propri organi sottili, simili a fontane luminose che raccolgono e irradiano energia in più direzioni.

Pensiamo ad esempio al chakra del cuore. Nella visione che lega i chakra al corpo umano, questo centro è collegato all’amore, all’empatia, alla capacità di aprirsi agli altri. Ma se lo consideriamo come organo dell’anima, allora il chakra del cuore non è solo una funzione psicologica, ma una vera cavità energetica che permette all’anima di scambiare vibrazioni con altre anime. È come se fosse una camera di risonanza dove le frequenze di due esseri si incontrano e si accordano. Ed è proprio lì che le guide spirituali spesso agiscono, perché è nel cuore energetico che si stabilisce il legame autentico con l’altro.

Lo stesso vale per il chakra della gola. Non è solo collegato alla parola o all’espressione, ma è la vera laringe dell’anima, il suo organo sottile per dare forma alla vibrazione che diventa suono, pensiero, manifestazione. Non a caso le entità comunicano con noi attraverso vibrazioni che si fanno voce, e questa voce passa attraverso una fisiologia sottile che non ha corde vocali ma centri vibranti di luce.

Il chakra della fronte, o terzo occhio, è forse l’esempio più chiaro. Se fosse solo un’elaborazione cerebrale, non servirebbe oltre la vita terrena. Eppure sappiamo che le anime vedono, percepiscono e si orientano nei piani sottili. Questo perché il terzo occhio è un vero e proprio organo percettivo dell’anima, una lente di coscienza capace di cogliere ciò che sfugge alla vista fisica. È attraverso di esso che l’anima osserva il campo universale, riconosce le forme-pensiero e naviga tra le dimensioni.

La fisiologia dell’anima, però, non si riduce ai soli chakra principali. Possiamo immaginare che esistano reti di canali, simili ai nervi o ai vasi sanguigni, che distribuiscono energia in tutto il corpo sottile. Sono meridiani di luce, percorsi in cui scorrono informazioni e vibrazioni che tengono unita la struttura animica. Questi canali energetici non solo mantengono viva l’anima, ma le permettono di modulare la sua forma. È grazie a essi che l’anima può assumere sembianze riconoscibili, per esempio quelle che ha avuto in vita, o trasformarsi secondo la sua volontà in base alla situazione.

E ancora, possiamo ipotizzare che l’anima abbia veri e propri sensi. Non sensi fisici come la vista o l’udito, ma percezioni energetiche che corrispondono a essi su un piano più ampio. L’anima non ha bisogno di occhi, perché percepisce la luce stessa come frequenza; non ha bisogno di orecchie, perché coglie il suono come vibrazione pura; non ha bisogno di tatto, perché è già immersa nella sostanza sottile di ciò che la circonda. Eppure, queste facoltà esistono, sono organiche, fanno parte di una fisiologia che non si può ridurre a metafora.

In questa visione, il corpo umano appare come una copia temporanea e incompleta della struttura animica. Dove il corpo ha organi materiali, l’anima ha organi di luce. Dove il corpo ha sensi limitati, l’anima ha percezioni che abbracciano interi campi di realtà. Dove il corpo è fragile e destinato a consumarsi, l’anima possiede una fisiologia elastica, capace di rinnovarsi, di espandersi e di adattarsi ai diversi piani dell’esistenza.

Se allora i chakra e i canali energetici sono i veri organi dell’anima, possiamo comprendere perché pratiche come la meditazione, la preghiera o la canalizzazione siano così potenti. Non si tratta solo di stati mentali, ma di veri esercizi di fisiologia sottile, in cui apriamo, puliamo e rafforziamo i nostri centri animici. E quando un’anima guida interviene, non agisce sul corpo fisico, ma proprio su questa fisiologia spirituale, riallineando i chakra, liberando i canali e infondendo energia nei punti che più ne hanno bisogno.

Alla fine, l’anima non è un concetto astratto o una semplice scintilla indefinita. È un organismo di luce, con una sua fisiologia, le sue funzioni e la sua complessità. Forse è questo il grande passo che dobbiamo ancora compiere: non limitare l’idea dell’anima a un principio filosofico, ma riconoscerla come realtà viva, strutturata e concreta, anche se invisibile agli occhi.


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