L’istante: il tempo interiore dell’assoluto


 

Di Fulvio Schiavone


L’istante come eternità: vivere il tempo interiore dell’assoluto

L’istante. Una parola semplice, che sembra designare solo un frammento di tempo, un battito rapido che subito svanisce. Ma quando lo si osserva con gli occhi interiori, quando lo si sente vibrare nella propria coscienza, ci si accorge che l’istante non è un punto insignificante tra un prima e un dopo, bensì il luogo segreto dove l’eternità si rivela.

Nella nostra percezione ordinaria, il tempo scorre in maniera progressiva: le lancette che avanzano, i giorni che passano, i ricordi che si accumulano e i progetti che ci attendono. È la dimensione necessaria per vivere nel mondo, per agire, parlare, costruire. Eppure questa linearità, pur indispensabile, è solo un velo: dietro di essa esiste un’altra realtà, quella dell’istante eterno.

Questo istante non appartiene al tempo materiale. Non conosce il “prima” e il “dopo”, non segue alcuna progressione. È un lampo che racchiude in sé la totalità: tutti gli spazi, tutte le possibilità, tutte le vite. È un punto che, paradossalmente, non ha confini, perché coincide con l’assoluto.

Quando la coscienza si apre a questa esperienza, accade qualcosa di sorprendente. La percezione del tempo ordinario si attenua, le catene del corpo e della materia non scompaiono ma cessano di essere un limite. Non siamo più contenuti nella sola forma: diventiamo testimoni e partecipi di un orizzonte più ampio, in cui la nostra individualità non viene annullata ma espansa. Non smettiamo di essere noi stessi, con la nostra storia e i nostri ricordi, ma ci scopriamo parte del tutto, gocce che riconoscono di essere anche oceano.

L’istante eterno porta con sé una pace che non ha opposti. Non è la semplice assenza di conflitto, ma la pienezza che non dipende da nulla. È completezza, compimento, coscienza del Sé e del Tutto. È la sensazione di essere vasti quanto l’universo, e allo stesso tempo intimi come il proprio respiro.

In questo stato interiore, la vita si trasforma. Ogni gesto quotidiano, anche il più piccolo, acquista un senso diverso: non è più il movimento isolato di un individuo, ma l’eco di un’armonia universale. La medianità, la metafonia, i viaggi astrali non appaiono come fughe dalla realtà, ma come aperture naturali verso ciò che già siamo. L’istante eterno diventa il ponte che collega la nostra coscienza al grande tessuto dell’esistenza.

Molti saggi hanno tentato di descriverlo con parole diverse: il Satori dello Zen, il Samadhi dello Yoga, il “Presente eterno” di Sant’Agostino, l’hic et nunc dei mistici cristiani. Ma ogni definizione non è che un’indicazione, un dito puntato verso la luna. La verità è che questo istante si può solo vivere, sentire dentro di sé, riconoscere come esperienza diretta.

La bellezza di questa rivelazione è che non si trova lontano, in qualche aldilà irraggiungibile. Vive qui, ora, in ogni momento che sappiamo abitare con consapevolezza. Sta nel frammento impercettibile che intercorre tra una percezione e la sua manifestazione; nello spazio sottile che precede l’azione; nella pausa silenziosa in cui la coscienza si affaccia su sé stessa.

L’istante è l’eternità che ci abita. È la porta segreta che si apre quando smettiamo di rincorrere il tempo e impariamo a dimorare in ciò che è. Allora la nostra anima non si sente più separata, ma indissolubilmente legata all’universo intero. E la vita, anche nella sua semplicità quotidiana, diventa un atto sacro, un continuo riconoscimento del nostro essere eterno.

Commenti

  1. È tutto dentro di noi, e se riusciamo a capire, cogliere e mettere in pratica la nostra interiorità anche la materia si modifica, così il tempo non sarà più il minuto che passa ma solo un attimo di infinito 🌈😘

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    1. E' un principio buddista chiamato Ichinen Sanzen, dice: i 3000 regni in un singolo istante. Grazie.

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  2. Si...e nel campo onirico lo capiamo bene. Se riusciamo a cogliere ciò che spieghi ci si apre una porta che non si chiuderà più un terzo occhio consapevole. Ciao Fulvio 😙 sara

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  3. Ciao Sara grazie, si cercare di aprire quelle porte è il nostro obbiettivo.

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