Essere centrati per aprirsi al contatto spirituale
Di Fulvio Schiavone
Essere centrati per aprirsi al contatto spirituale
Essere centrati significa vivere nel proprio nucleo interiore, abitare uno spazio di silenzio e stabilità che diventa la base indispensabile per ogni contatto con le dimensioni sottili. Spesso si pensa che per comunicare con il mondo spirituale occorrano tecniche complesse o capacità rare, ma in realtà la condizione primaria è una sola: ritrovare e mantenere il proprio centro. Senza questa radice, senza questo asse, qualunque tentativo rischia di confondersi con illusioni, suggestioni, o di disperdersi nella confusione della mente.
Il centro non è un luogo fisico, ma una condizione dell’essere. È quello spazio in cui la mente si placa, le emozioni trovano equilibrio, il corpo si rilassa e la coscienza diventa vigile, limpida, pronta ad ascoltare. È come un punto di quiete interiore, simile al cuore di un ciclone: tutto attorno può muoversi vorticosamente, ma al centro regna la calma. Ed è proprio in quella calma che le voci dell’oltre, le presenze spirituali e le intuizioni più elevate possono farsi percepire.
Il contatto medianico non nasce dallo sforzo, ma dall’apertura. E l’apertura non può esistere senza la centratura. Se non siamo centrati, rischiamo di essere invasi dai nostri stessi pensieri, dalle emozioni irrisolte, dalle aspettative e dai desideri personali che offuscano la percezione. Ma quando siamo radicati nel nostro centro, allora la coscienza si apre a una dimensione più vasta, e diventa naturale percepire la presenza di guide, entità, energie sottili che ci circondano.
Per comprendere meglio questo processo, possiamo immaginare una radio. Se la frequenza è disturbata o se la manopola gira a caso, il segnale si confonde con rumori, fruscii, distorsioni. Ma se ci fermiamo, regoliamo attentamente la frequenza e la manteniamo stabile, il segnale arriva chiaro, limpido, senza interferenze. La centratura è esattamente questo: la regolazione interiore che ci permette di sintonizzarci sulle onde del mondo spirituale.
Come si raggiunge la centratura per il contatto medianico? Il primo passo è il respiro. Ogni volta che riportiamo la nostra attenzione al respiro naturale, percepiamo che la mente si placa e il corpo si rilassa. Da qui possiamo cominciare un rilassamento progressivo, lasciando andare le tensioni una a una, fino a quando il corpo diventa un guscio leggero, quasi assente, e la coscienza resta limpida. In questo stato non si perde la vigilanza: al contrario, la coscienza diventa più chiara, più luminosa, più pronta ad ascoltare. È questa lucidità serena che costituisce il terreno fertile per il contatto.
Una tecnica utile consiste nel sedersi comodamente, chiudere gli occhi e visualizzare un punto di luce al centro del petto o poco sopra l’ombelico. Questo punto di luce è il nostro centro: immobile, stabile, eterno. Ogni respiro lo alimenta, facendolo crescere e irradiare. Con l’attenzione fissa su questo nucleo, lasciamo che i pensieri si dissolvano, come onde che si infrangono sulla riva e subito si ritirano. Dopo alcuni minuti, tutto diventa silenzio interiore. È in questo silenzio che il contatto con l’oltre può avvenire, perché la nostra frequenza si è accordata con quella del mondo spirituale.
Essere centrati significa anche imparare a distinguere ciò che proviene dal proprio inconscio da ciò che arriva come messaggio sottile. Quando siamo sbilanciati, le nostre emozioni e i nostri desideri si mescolano con la percezione, rendendo difficile riconoscere ciò che è autentico. Ma quando siamo radicati nel centro, la differenza diventa chiara: ciò che proviene dall’oltre ha una qualità di limpidezza, di calma, di certezza silenziosa. Non porta ansia, non porta agitazione, ma pace e chiarezza.
La centratura non si coltiva soltanto nei momenti di meditazione o di pratica medianica. È uno stato che va portato nella vita quotidiana, altrimenti resta fragile. Più impariamo a restare centrati durante le azioni di ogni giorno — respirando consapevolmente, tornando a sentire il nostro nucleo interiore anche in mezzo al caos — più diventa naturale accedervi quando vogliamo aprirci al contatto con l’oltre. In questo senso, ogni esperienza quotidiana diventa allenamento: camminare, parlare, ascoltare, perfino lavorare o cucinare possono essere occasioni per restare nel centro.
La centratura è anche protezione. Molti temono che aprirsi al mondo spirituale significhi esporsi a energie negative o dissonanti. In parte è vero: quando non siamo centrati, siamo vulnerabili, e ogni influenza può facilmente penetrarci. Ma quando siamo saldi nel nostro nucleo, radicati nella coscienza profonda e limpida, nessuna energia esterna può destabilizzarci. È come essere un albero dalle radici forti: i venti possono scuotere i rami, ma non sradicare il tronco.
Coltivare la centratura allo scopo del contatto medianico significa dunque allenarsi a vivere in uno stato di silenzio vigile, in cui il corpo si placa, la mente si apre e la coscienza diventa il ponte verso l’oltre. Non si tratta di annullarsi o di perdersi, ma al contrario di radicarsi talmente in sé stessi da poter accogliere ciò che è oltre sé stessi. È una condizione di equilibrio che ci permette di essere contemporaneamente presenti nella dimensione materiale e aperti alla dimensione spirituale.
Nella pratica quotidiana, bastano piccoli gesti per alimentare questa condizione: dedicare ogni giorno alcuni minuti al respiro consapevole; osservare i pensieri senza attaccarvisi; coltivare la gratitudine, che apre il cuore e rafforza il centro; cercare la natura, che spontaneamente ci riporta all’armonia. Ogni volta che torniamo al centro, anche solo per pochi istanti, rafforziamo il nostro ponte verso l’oltre.
Essere centrati per il contatto medianico non è un traguardo finale, ma un cammino. È un’arte che si affina con la pratica, con l’esperienza e con la volontà di ascolto. Ma chiunque lo desideri può intraprenderla, perché il centro è già dentro di noi: basta imparare a riconoscerlo, custodirlo e lasciarlo diventare la nostra dimora interiore. Ed è da quella dimora che la voce delle guide, delle entità e delle energie sottili può giungere limpida, chiara, luminosa, come un dono che arricchisce la nostra coscienza e ci ricorda che non siamo mai soli, ma sempre connessi all’universo intero.

💖💖
RispondiEliminagrazie.
Elimina