Il punto zero della frequenza: un varco tra i mondi
Di Fulvio Schiavone
Il punto zero della frequenza: un varco tra i mondi
Ci sono intuizioni che nascono non da uno studio accademico o da formule matematiche, ma dal silenzio, dall’ascolto interiore e dal dialogo con le dimensioni invisibili. Una di queste intuizioni riguarda la natura stessa della frequenza e il suo legame con la comunicazione medianica e con la metafonia. Da tempo rifletto sull’andamento sinusoidale di un’onda e mi sono chiesto se, lungo quel percorso oscillante che alterna picchi e discese, esista un punto zero reale, un istante in cui la vibrazione sembra annullarsi per un attimo. E se proprio lì, in quel passaggio neutro, si aprisse lo spazio per il contatto con l’oltre?
In fondo, ogni frequenza che conosciamo – che sia un’onda acustica, elettromagnetica o cerebrale – attraversa momenti di equilibrio, attimi in cui la spinta verso l’alto e quella verso il basso si compensano e tutto sembra sospeso. Nella sinusoide questo punto esiste davvero: è il passaggio dallo zero in cui il valore dell’onda non è né positivo né negativo. Eppure non è un vuoto sterile, non è assenza, ma un potenziale puro. È come l’attimo tra l’inspirazione e l’espirazione, come la pausa tra due battiti del cuore, come la soglia tra sonno e veglia. Sono istanti che non appartengono né a un lato né all’altro, e proprio per questo diventano porte.
Ragionando su questo, mi sono detto: se la medianità e la metafonia sono, in fondo, fenomeni di comunicazione che attraversano frequenze sottili, non è forse possibile che il contatto si realizzi proprio in quel punto zero? Come se nel passaggio da una polarità all’altra si creasse uno spazio neutro, un micro-varco, un piccolo wormhole che unisce la nostra dimensione a quella dell’oltre. Le voci che emergono nei rumori di fondo sembrano proprio nascere da quel vuoto, da quell’intervallo tra le vibrazioni. Allo stesso modo, il medium entra in uno stato in cui la sua mente ordinaria si sospende e la coscienza si apre, e questo stato non è forse un punto zero interiore, un azzeramento delle interferenze dell’ego che permette al contatto di manifestarsi?
L’idea diventa affascinante se la guardiamo in chiave cosmica. In fisica teorica si è ipotizzato che i wormhole, quei passaggi nello spazio-tempo che collegherebbero due punti distanti dell’universo, abbiano bisogno di una materia esotica per non collassare su se stessi. Ma se trasliamo questa immagine sul piano spirituale, possiamo pensare che ciò che sostiene il varco tra i mondi non sia materia esotica, ma coscienza. La coscienza diventa allora l’energia che impedisce al ponte di dissolversi, è la scelta volitiva e consapevole del medium che tiene aperta la soglia, così come la volontà dell’entità di oltrepassarla dall’altra parte. Non è un caso che in molte tradizioni si parli della coscienza come di una sostanza sottile capace di plasmare la realtà: qui potremmo dire che è proprio la coscienza ad alimentare il piccolo wormhole che si forma nel punto zero della frequenza.
A questo punto, la riflessione si allarga. Ogni cosa nell’universo vibra, ogni cosa si manifesta come frequenza. Se davvero esistono questi punti zero che scandiscono l’andamento delle onde, allora essi rappresentano innumerevoli porte disseminate ovunque, piccole soglie che ci circondano e che possiamo imparare a percepire. La medianità e la metafonia potrebbero non essere altro che l’arte di riconoscere questi punti, di sintonizzarsi con essi e di restare abbastanza stabili da mantenerli aperti il tempo necessario al contatto. Non si tratta di una verità assoluta, né di una teoria scientifica, ma di una suggestione, di una possibilità che nasce dall’unione di ragionamento e intuizione.
E tuttavia, se ci pensiamo bene, questa ipotesi ha una sua coerenza. Quando due onde si incontrano e si sovrappongono, possono creare momenti di interferenza che annullano il suono o lo trasformano. Nei fenomeni medianici sembra di assistere a qualcosa di simile: un’interferenza tra due dimensioni che nel punto di equilibrio lascia emergere una terza voce, un messaggio che non appartiene del tutto né a un piano né all’altro, ma che è ponte tra entrambi. È come se la comunicazione dall’aldilà fosse il frutto di un’oscillazione che, al suo punto zero, si apre in una finestra.
Forse è per questo che spesso il contatto è fugace, instabile, come un lampo che appare e subito si dissolve. Mantenere vivo un wormhole richiede energia, e nel nostro caso quell’energia è l’attenzione, la concentrazione, la fede e la coscienza di chi si apre al dialogo. Non a caso, i momenti più chiari nella metafonia si ottengono quando la mente del ricercatore è calma, raccolta, centrata: perché è in quell’equilibrio che si rafforza il varco.
Alla fine, questa visione ci porta a un pensiero più grande. Se davvero la realtà è fatta di vibrazioni, allora l’universo stesso è un’immensa sinusoide, e i suoi punti zero sono i momenti di rinnovamento, le soglie che permettono il passaggio da un’era a un’altra, da una vita a un’altra, da un piano all’altro. Il nostro stesso esistere potrebbe essere la manifestazione di un’onda che si ripete, e noi, nei momenti di silenzio e di sospensione, possiamo intuire il punto zero che ci collega al Tutto.
Non si tratta di verità definitive, né di dogmi, ma di riflessioni che nascono dal cuore e dalla mente che cercano insieme di spiegare il mistero. Forse non sapremo mai con certezza se davvero nel punto zero della frequenza si apre un micro-wormhole, ma sappiamo che in quei momenti di quiete assoluta, sia dentro di noi che nelle vibrazioni che ci circondano, accade qualcosa che ha il sapore di una porta che si apre. E forse è proprio lì che il mondo dell’oltre trova il suo modo di farsi ascoltare.
👏👏👏👏👏👏Belloooo, mi risuona😍🌈
RispondiEliminaGrazie
EliminaIl sapore di una porta che si apre" bellissima questa affermazione. Grazie Fulvio. Sara
RispondiEliminaPenso sia un modo per avere un focus su cui concentrarsi durante un contatto. Grazie a te cara amica.
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