L'amicizia e lo spazio condiviso
Di Fulvio Schiavone
Lo spazio condiviso: geometrie sottili delle relazioni umane
Mi rendo conto sempre più spesso che, nella nostra esistenza terrena, ogni individuo vive come un’entità isolata, apparentemente separata dalle altre. È come se ognuno di noi fosse il vertice di un triangolo equilatero, sospeso nel grande spazio cosmico. La base del triangolo, tuttavia, non si trova in basso, ma in alto — come se rappresentasse il limite, o meglio, il confine dell’universo accessibile alla nostra coscienza.
Questa immagine mi accompagna da tempo, e nel tempo si è arricchita di nuove comprensioni: dentro l’area del triangolo si dispiega il nostro campo energetico e coscienziale, un sistema stratificato che va dal più denso al più sottile, dal mentale allo spirituale, passando attraverso l’astrale e oltre.
Il primo strato, quello mentale, è il più vicino al piano fisico, il più immediatamente percepibile. Qui si muovono i pensieri, le credenze, gli schemi sociali, le paure e le aspettative che derivano dall’esperienza terrena. È la sfera dove agiscono le memorie, le convenzioni, i modelli di comportamento, e tutto ciò che definisce la nostra identità nella vita quotidiana.
Subito sopra si estende lo strato astrale, che vibra su frequenze più sottili. In questo livello il linguaggio diventa simbolico, le forme sono archetipiche, le emozioni si fanno colori e movimenti. È qui che si collocano le esperienze interiori più intense, quelle che superano la logica della materia per entrare nel regno delle sensazioni animiche, dei sogni, della religiosità e dell’intuizione.
Al di là ancora, lo strato spirituale: una regione in cui la coscienza inizia a dissolversi nell’universale, dove l’io non è più separato, ma si riconosce come parte integrante del Tutto.
Ora, quando ci avviciniamo a un’altra persona, quando parliamo, condividiamo un momento o semplicemente ci sfioriamo con lo sguardo, accade qualcosa di straordinario: i lati dei nostri triangoli si incontrano. Questi lati sono come vettori che si estendono verso l’infinito, e nel punto in cui si intersecano nasce lo spazio condiviso.
È proprio in quell’area che si manifesta la vera natura della relazione, qualunque essa sia — affettiva, amicale, spirituale o semplicemente esperienziale.
In quello spazio condiviso, i nostri campi si sovrappongono e cominciano a dialogare. Non è un dialogo fatto di parole, ma di frequenze, di onde, di vibrazioni sottili che si influenzano a vicenda. A seconda del livello in cui avviene questa intersezione, il rapporto assumerà una diversa intensità e qualità. Se l’incontro avviene solo nello strato mentale, sarà condizionato dai pensieri, dalle convenzioni, dai ruoli sociali e dalle aspettative reciproche. Se invece si estende allo strato astrale, il rapporto diventerà più profondo: includerà l’emotività, le risonanze interiori, le affinità inconsce, gli archetipi che uniscono due anime in un disegno simbolico più vasto.
Ma quando l’incontro raggiunge lo strato spirituale, allora accade qualcosa di ancora più grande: le due coscienze cessano di percepirsi come entità separate e si riconoscono nella loro origine comune. È l’esperienza dell’unità, quella condizione di armonia in cui si percepisce che non esiste più un “io” e un “tu”, ma soltanto la manifestazione del Sé universale che sperimenta se stesso attraverso due forme distinte.
Eppure, questo livello di comunione non è facile da mantenere. Il campo spirituale, infatti, è estremamente sensibile: risente dell’equilibrio o del disequilibrio di tutti gli strati sottostanti. Se la mente è agitata, se l’emozione è distorta o se il corpo è disarmonico, la vibrazione spirituale si indebolisce e la connessione tende a dissolversi.
Per questo motivo, molte relazioni nella nostra vita appaiono intermittenti o instabili: non perché manchi l’amore o l’affinità, ma perché non c’è ancora sufficiente coerenza energetica tra gli strati dei due esseri coinvolti.
Quando una persona non riesce a mantenere una costanza nel rapporto, non è quasi mai per mancanza di sentimento o volontà: spesso è la sua struttura energetica che non regge la continuità di quello spazio condiviso. Le disarmonie interiori, le paure, i traumi, o semplicemente un livello di coscienza non ancora maturo, fanno sì che la connessione si spezzi.
Ecco perché non dovremmo mai giudicare o soffrire troppo per chi non riesce a “restare”: ognuno si trova nel punto del proprio cammino evolutivo che è in grado di sostenere.
La cosa meravigliosa, però, è che ogni incontro, anche il più fugace, lascia un’impronta nello spazio condiviso. Nulla si perde, perché ogni intersezione energetica genera un campo di memoria che rimane nel tessuto dell’universo. Ogni sguardo, ogni parola, ogni pensiero condiviso crea una piccola geometria sacra di luce che continua a vibrare, anche quando le persone si allontanano.
Questo significa che i legami veri non si spezzano mai del tutto: semplicemente cambiano forma, si spostano su altri piani, continuano ad esistere in quella dimensione sottile dove il tempo e lo spazio non separano, ma uniscono.
Riflettendo su questo modello, mi accorgo di quanto la consapevolezza di questi strati possa cambiare la percezione dei rapporti umani. Capire che ogni relazione è una sovrapposizione di campi, e che ciascun livello richiede coerenza e attenzione, ci permette di vivere con più responsabilità e presenza.
Significa imparare a riconoscere a quale livello stiamo interagendo: mentale, astrale o spirituale. E se desideriamo relazioni più autentiche, dobbiamo cominciare dal nostro vertice — da noi stessi — armonizzando i nostri strati interiori affinché possano sostenere l’incontro.
La verità è che nessuno può creare un vero spazio condiviso se prima non ha creato in sé uno spazio di armonia.
Quando la mente, l’anima e lo spirito vibrano all’unisono, allora i lati del nostro triangolo diventano linee di luce che si espandono senza limiti e trovano naturalmente altre linee simili nel grande mare dell’esistenza. E in quel punto — in quella piccola ma infinita intersezione — nasce l’esperienza più alta: l’amore come forza cosmica, la consapevolezza come luce che unisce, e la vita come danza di geometrie che si incontrano, si riconoscono e poi si fondono nel tutto.

Bellissimo e concordo pienamente ✌️🌈
RispondiElimina🙏🙏🙏😊
EliminaMeraviglioso Fulvio meraviglioso. Sara
RispondiEliminaGrazie Sara🙏🙏🙏😊😊😊
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