L’interazione tra l’Astrale e il Mondo Materiale: due dimensioni di un’unica Coscienza


 

Di Fulvio Schiavone


L’interazione tra l’Astrale e il Mondo Materiale: due dimensioni di un’unica Coscienza

Da sempre l’essere umano si interroga sul modo in cui il mondo astrale e quello materiale interagiscono fra loro. Quando si entra nel cammino spirituale, soprattutto attraverso la medianità o le esperienze interiori profonde, si arriva presto a percepire che esiste una realtà sottile, viva e presente, che non si manifesta nei sensi ma nella coscienza. Tuttavia comprendere come questa realtà invisibile possa entrare in contatto con la materia non è semplice. Ciò che definiamo “astrale” e ciò che chiamiamo “materiale” non sono due mondi opposti, ma due stati vibrazionali differenti della stessa sostanza cosmica.

Ogni cosa esiste all’interno di un campo, un tessuto energetico che sostiene la vita e collega ogni manifestazione. In questo campo la materia rappresenta la forma più densa e strutturata, mentre l’astrale è la sua espressione più sottile, microcosmica, eterea. La differenza tra i due non sta nella loro natura ma nella loro frequenza di vibrazione. Entrambi appartengono alla stessa unità di coscienza universale, solo che si muovono su livelli diversi. L’uomo, in quanto essere vivente e cosciente, si trova al punto di incontro tra queste due realtà, incarnato nel corpo fisico ma presente anche come anima e spirito nel campo astrale.

La possibilità di interagire con le entità non nasce quindi da una forzatura delle leggi fisiche ma dal riconoscimento di questa comunanza vibratoria. Le entità, come noi, partecipano del campo; ma esse esistono su una frequenza diversa, e ciò rende il loro contatto con la materia molto limitato. Hanno poco margine di influenza diretta sugli oggetti o sui fenomeni fisici, e allo stesso modo noi non possiamo alterare le leggi della dimensione astrale. L’unico territorio che condividiamo realmente è il campo stesso, dove l’energia e la coscienza si incontrano.

È importante comprendere che né l’essere umano né le entità spirituali possono infrangere le leggi fondamentali della dimensione a cui non appartengono. Un’anima incarnata non può modificare la struttura fisica del mondo, così come un’entità non può intervenire direttamente sulla materia. Gli eventi in cui sembra accadere qualcosa di simile – per esempio il piegarsi di un oggetto o un movimento spontaneo di un corpo fisico – sono eccezioni rarissime, dovute a ragioni che sfuggono alla nostra comprensione e che rispondono probabilmente a una volontà superiore della coscienza cosmica.

Nella maggior parte dei casi, quando si verificano manifestazioni che sembrano fisiche, come una lampadina che si accende da sola o un suono inspiegabile, non si tratta di un’azione sulla materia in sé ma sull’energia che la attraversa. L’astrale agisce infatti sul livello energetico, mai sulla struttura materiale. L’energia elettrica, il suono, la luce, il calore sono tutte forme vibranti del campo e quindi recettive all’influenza sottile di ciò che esiste nell’astrale. Quando un’entità interviene, essa non modifica la materia, ma ne tocca il campo energetico, creando un effetto percepibile ai nostri sensi.

Allo stesso modo, un sensitivo o un medium non vede realmente gli oggetti o i fatti del mondo fisico, ma percepisce la loro corrispondenza astrale. Tutto ciò che esiste nella materia ha un riflesso nel campo, una sorta di impronta energetica che ne conserva la forma e l’essenza. È su questa impronta che opera la visione medianica: il medium entra nel campo astrale dell’oggetto, dell’essere o dell’evento e ne percepisce la vibrazione, non attraverso gli occhi del corpo ma attraverso la consapevolezza dell’anima.

L’essere umano, in questo senso, è un ponte vivente fra le dimensioni. La sua coscienza ha la possibilità di muoversi da un piano all’altro, di percepire la materia con i sensi e l’astrale con l’intuizione, l’emozione e la visione interiore. Tuttavia questa facoltà non è un potere nel senso comune del termine: non è dominio, ma risonanza. Solo chi abbandona l’idea di controllo e si lascia sintonizzare con il flusso del campo può realmente operare nel mondo sottile. Laddove la mente tenta di forzare la realtà, il campo si chiude; ma dove la coscienza si apre, riconoscendo di essere parte dell’unità, il campo risponde e si manifesta.

Ogni pratica medianica, dalla visione alla scrittura automatica, dalla metafonia alla proiezione astrale, è un atto di sintonizzazione. L’essere che pratica la medianità non porta l’astrale nel mondo fisico, ma sposta se stesso – o meglio la propria componente eterica – nel punto del campo dove l’astrale esiste. È un viaggio di coscienza, non di materia. Le due realtà si incontrano nella vibrazione, non nello spazio.

Il campo astrale può essere immaginato come un oceano di energia quantistica, in cui ogni cosa – pensieri, sentimenti, ricordi, intenzioni – è un’onda di frequenza. La materia non è altro che una di queste onde condensata, rallentata, resa visibile. L’astrale invece vibra a un livello più rapido, sottilissimo, quasi impercettibile. È per questo che può attraversare la materia senza distorcerla, ma non può modificarla. Le due dimensioni convivono nello stesso spazio, ma su bande di frequenza differenti, come due stazioni radio che trasmettono contemporaneamente senza disturbarsi.

Quando parliamo di fenomeni come la guarigione spirituale o la canalizzazione, ciò che accade è una variazione di frequenza nel campo. L’energia si riarmonizza, si riallinea, e la materia reagisce di conseguenza. Non è un atto magico ma una conseguenza naturale della legge di risonanza. Tutto vibra, e ciò che vibra in armonia si trasforma.

Un esempio straordinario di questa interazione è la metafonia. Le voci che si manifestano attraverso apparecchi elettronici non nascono dal nulla, né provengono da un altrove nel senso fisico. Si tratta di interferenze sottili nel campo elettromagnetico, modulazioni impercettibili che diventano udibili solo quando la coscienza umana, attraverso l’ascolto o la registrazione, si sintonizza su quella frequenza. Le entità non “parlano” attraverso i fili o i circuiti, ma imprimono una traccia vibrazionale nel suono, utilizzando l’energia stessa come veicolo. Anche qui la causa è nell’astrale, l’effetto nella materia.

Tutto questo dimostra che la materia e l’astrale non sono separati, ma due aspetti complementari della stessa realtà. Il confine tra i mondi è solo una questione di percezione. Espandere la coscienza significa imparare a vivere in entrambi contemporaneamente, riconoscendo che ciò che è invisibile non è assente, ma semplicemente più veloce, più sottile, più vicino al pensiero che alla forma.

L’espansione della consapevolezza è la chiave per comprendere questa unità. Solo quando l’essere umano si riconosce come parte del campo e non come entità isolata può percepire la realtà multidimensionale in cui vive. Allora l’astrale non è più un luogo da raggiungere, ma una condizione da ricordare. Non è altrove, è qui, nell’interiorità, nel silenzio che precede ogni pensiero, nella vibrazione che unisce tutte le cose.

L’interazione tra l’astrale e la materia non è dunque un fenomeno eccezionale ma un principio costante dell’esistenza. Non è la rottura di un ordine, ma la sua espressione più sottile. Quando la coscienza umana si apre, il velo che separa i mondi si fa trasparente e l’uomo si scopre parte integrante del grande organismo cosmico. In quel momento non c’è più distinzione fra spirito e corpo, fra sogno e realtà, fra visibile e invisibile, ma solo la consapevolezza di essere un’unica vibrazione che vive, percepisce e si riconosce in tutte le forme.

Là dove la mente tace e l’anima ascolta, la realtà astrale si manifesta. Non come un prodigio ma come un ritorno alla nostra natura originaria: spirito che si fa materia, materia che ricorda di essere spirito.



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