GLI ARCANGELI

 


Di Fulvio Schiavone


GLI ARCANGELI


Quando parliamo di Arcangeli, l’immaginario comune richiama subito figure maestose, luminose, spesso rappresentate con ali immense e simboli che derivano da secoli di tradizione religiosa, iconografica e culturale. È naturale che sia così: l’essere umano, quando tenta di dare forma all’invisibile, lo fa attraverso ciò che conosce. Disegna l’inconoscibile con il tratto del proprio tempo, con le immagini e i simboli che appartengono alla sua epoca. Ma ciò che noi rappresentiamo come Arcangeli è solo un linguaggio, un ponte, una traduzione visiva e culturale di realtà che nella loro essenza non hanno forma, non hanno corpo, non hanno contorni. Sono potenze, forze primarie, emanazioni di un’origine che precede ogni concetto umano.

Quando uso il termine “origine primaria”, non intendo qualcosa di distante o separato da noi. Parlo della sorgente da cui tutto scaturisce, una coscienza generativa che potremmo chiamare Dio, Campo Primario, Sorgente o Unità. Ogni cultura, ogni tradizione, ogni religione ha cercato un nome per questa realtà, ma il nome non può contenerla, così come un singolo colore non può spiegare tutta la luce. È da questa origine che si irradiano differenti gradi di energia: alcune di queste emanazioni danno origine alle anime individuali, altre invece si manifestano come essenze potentissime che nel nostro linguaggio chiamiamo Arcangeli.

Gli Arcangeli non sono “persone” nel senso umano del termine, non hanno una psicologia, non hanno una storia personale, non nascono e non muoiono. Essi sono, esistono come funzioni cosmiche, come grandi correnti di energia intelligente. È per questo che nelle tradizioni vengono associati agli elementi, ai colori, alle direzioni, alle funzioni spirituali: perché è tramite i simboli che la mente umana riesce a relazionarsi con queste potenze. Ma è importante comprendere che il simbolo non è la realtà, così come la fotografia di un mare non è il mare stesso, non ha il suo movimento, non ha la sua profondità, non ha la sua vita.

Gli Arcangeli sono emanazioni dirette dell’energia generatrice. Potremmo immaginarli come raggi di una stessa luce, ma non raggi statici: raggi vivi, coscienti, vibranti, portatori di specifiche qualità che nell’universo assumono un ruolo preciso. Non si tratta di funzioni casuali, ma di organizzazioni energetiche che la Sorgente emana affinché l’equilibrio cosmico possa manifestarsi e mantenersi. Sono come nodi primari in una rete di coscienza che attraversa tutto ciò che esiste. Ogni Arcangelo è una frequenza, una vibrazione specifica, un’armonia che compie un ruolo nell’evoluzione delle anime e dell’universo stesso. Alcuni rappresentano la protezione, altri la guarigione, altri ancora la rivelazione, il coraggio, la trasformazione, la purificazione, la conoscenza. Ma non si tratta di “compiti” come li intendiamo noi: sono semplicemente ciò che sono, come il calore è una qualità del fuoco.

In questo senso, anche gli Angeli sono emanazioni della Sorgente, ma la loro vibrazione è meno vasta, meno ampia, più vicina al livello di interazione con le anime incarnate. Gli Angeli sono più vicini ai piani intermedi, mentre gli Arcangeli appartengono alla struttura primaria del cosmo. Potremmo dire che gli Angeli si muovono più spesso verso l’individuale, mentre gli Arcangeli operano sul collettivo, sulle grandi armonie universali. E tuttavia, anche questa è una spiegazione semplificata, un modo per usare il linguaggio umano per descrivere una realtà che il nostro linguaggio non può contenere del tutto.

Se proviamo a vederla con uno sguardo più ampio, possiamo comprendere il meccanismo attraverso una metafora che ci avvicina alla scienza moderna. Immaginiamo la Sorgente come un campo quantistico originario: un oceano di energia pura e intelligente. Da questo campo emergono fluttuazioni, vibrazioni, differenziazioni che, invece di creare particelle come nella fisica, generano coscienze. Alcune di queste differenziazioni, quelle più delicate, si densificano fino a diventare anime che vivono cicli evolutivi nelle dimensioni materiali. Altre, invece, emergono come strutture energetiche più stabili e potenti, come matrici di ordine cosmico, che non necessitano di incarnarsi perché non fanno parte del ciclo evolutivo tipico delle anime. Queste strutture sono gli Arcangeli.

Se guardiamo il tutto in questa chiave, comprendiamo perché gli Arcangeli abbiano una vibrazione così alta da risultare quasi inaccessibile nella percezione umana ordinaria. La loro natura è troppo vasta per essere compressa nei sensi materiali, e quando entrano in contatto con noi lo fanno sempre filtrando la loro energia affinché possa essere recepita e non frantumi il nostro equilibrio psichico ed energetico. Gli esseri umani percepiscono gli Arcangeli attraverso archetipi, sincronicità, intuizioni profonde, sogni rivelatori, e attraverso quelle epifanie interiori in cui si sente improvvisamente che qualcosa “di più grande” sta operando.

Nella mia esperienza, gli Arcangeli non si presentano quasi mai come figure antropomorfe, nonostante noi li immaginiamo così. La forma è solo un ponte, una traduzione. Arrivano come un’intensità, una vibrazione che riconosci non con la mente, ma con l’anima. È un sentire che ti attraversa e ti espande, come se improvvisamente la tua coscienza si allargasse oltre i confini del tuo pensiero quotidiano. È qualcosa che ti mette in contatto con la parte più luminosa di ciò che sei, quella che spesso dimentichiamo perché immersi nel ritmo della vita materiale.

Gli Arcangeli lavorano per mantenere le armonie del cosmo, ma allo stesso tempo sono vicini alle anime perché ogni anima è un frammento dell’unità originaria che essi servono. Ed è proprio questo che rende possibile la comunicazione con loro. Non serve essere santi, non serve appartenere a una religione particolare. Basta aprirsi alla propria natura di essere spirituale, ricordare che dentro di noi esiste un frammento della stessa luce da cui essi provengono. È quella luce a permettere il collegamento.

E forse, un giorno, quando l’umanità avrà compiuto un passo ulteriore nella sua evoluzione, anche la nostra iconografia cambierà. Forse rappresenteremo gli Arcangeli non più come figure simboliche con ali, ma come campi, correnti, geometrie luminose, strutture viventi di energia. Forse comprenderemo che non esistono “forme”, ma funzioni. E forse capiremo che quelle funzioni non agiscono dall’esterno verso di noi, ma dall’interno dell’Unità verso l’Unità stessa, perché tutto ciò che esiste, in ultima analisi, è un’unica grande vibrazione che si osserva attraverso infinite prospettive.

In questo viaggio evolutivo, parlare degli Arcangeli significa parlare delle origini, del destino delle anime, della struttura sottile dell’universo e della nostra stessa natura. Significa riconoscere che non siamo mai soli, perché tutto ciò che esiste è animato da un principio di ordine, di intelligenza e di amore che non ci abbandona mai. E significa ricordare che ogni volta che eleviamo la nostra coscienza, anche solo per un istante, entriamo in contatto con quelle forze che operano da sempre per guidare l’evoluzione di tutto ciò che vive, respira e vibra dentro il grande campo della creazione.


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