IL CORPO DI LUCE


 

Corpo di Luce: Identità Cosmica e Viaggio nei Campi Astrali

(di Fulvio Schiavone)

Nel silenzio profondo delle dimensioni astrali, quando il corpo fisico si acquieta e la coscienza si espande, nasce la percezione di un’identità che non ha più forma, ma solo presenza. Non si tratta di vedermi, ma di sentirmi: sono uno spazio cosciente, un’essenza estesa che vibra in risonanza con ciò che mi circonda. In quel momento iniziale del viaggio astrale, non assumo subito un aspetto. Non sono ancora un corpo, ma una coscienza senza confini, lucida, stabile e vigile, completamente immersa in un campo percettivo che è al tempo stesso contenitore e contenuto del mio essere.

È come trovarsi in un luogo fatto di vastità intelligente, dove il mio "io" non è legato a un’immagine, ma a una vibrazione viva e consapevole. Solo quando sento la necessità di interagire, di muovermi o comunicare con determinati aspetti dell’astrale — come i campi cognitivi, onirici o altre strutture di coscienza — allora scelgo di costituirmi una forma. Questa forma non è fissa né imposta. È una scelta sottile, plasmata dalla mia intenzione. Generalmente si tratta di un’identità simile a quella che ho nel corpo fisico, ma più giovane, più essenziale. È come se proiettassi un’immagine luminosa di me stesso, adatta al contesto in cui sto per operare. Non è un corpo che emana luce propria, ma piuttosto riflette una luce cosmica sempre presente, come se esistesse un bagliore nascosto che si manifesta solo quando incontra una superficie capace di rifletterlo.

Questa luce non è visibile in sé, ma appena si appoggia su qualcosa — anche solo sull’idea di un corpo — si accende, si mostra. Proprio come nello spazio cosmico, dove tutto appare oscuro finché la luce non incontra un pianeta, una stella o una superficie materiale che la riflette. La sensazione è che ci sia una luce eterna, viva e intelligente che permea ogni cosa, e che io possa renderla visibile attraverso la mia stessa presenza. È una luce divina, ma non posso darle un nome preciso. Non è un essere, non ha una volontà individuale. È, semplicemente. E nel suo essere, tutto si illumina.

Quando assumo questa forma, comincio a percepire altre presenze: le Guide, le entità, gli esseri sottili che vivono in quei mondi. Non è un incontro casuale né simbolico: è un dialogo reale tra coscienze. La forma che ho scelto mi permette di entrare in risonanza con loro, di creare un ponte che permette la comunicazione profonda, fatta di immagini, intuizioni, sensazioni, e a volte anche di parole interiori. Ogni entità che incontro si presenta nella forma che più risuona con il suo campo e con il mio. Alcune hanno volti familiari, altre sono puramente vibrazionali, ma tutte rispondono alla stessa luce, come me. È come se la mia forma astrale fosse un accordo musicale che si intona con altri accordi cosmici, creando un’armonia silenziosa dove il riconoscimento è immediato, al di là di ogni logica.

Attraverso questo corpo, che non è fatto di carne ma di volontà e consapevolezza, mi muovo tra i mondi. È un veicolo, ma anche un tempio. Non ha bisogno di tempo né di spazio, ma solo di intento. Più è chiara la mia intenzione, più il corpo si adatta, si struttura, si raffina. Non è mai lo stesso: cambia a seconda del campo in cui mi trovo, delle energie che incontro, del tipo di esperienza che la mia anima desidera attraversare.

Questa esperienza mi ha insegnato che il corpo di luce non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si diventa. Non è una luce che si accende da sola, ma un riflesso cosciente della Luce che sempre è. E in quell’essere, libero da ogni forma ma capace di tutte le forme, ritrovo la mia origine: un’identità cosmica, che sceglie di manifestarsi per amore della relazione, del contatto, della conoscenza.


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